Riportiamo il poster e il testo del abstract di uno dei due progetti esposti nella mostra 100 Concetti celebrata in occasione del congresso R.E.D.S. (Rome Ecological Design Symposium).
La
ricerca sui “Sistemi cellulari di cavi” ha l’obbiettivo di
proporre un sistema leggero, in cui l’uso dei materiali sia
minimizzato. Lo studio è articolato in due parti, la prima sviluppa
il sistema costruttivo attraverso l’utilizzo dei modelli fisici e
la manipolazione del materiale; la seconda si concentra sull’analisi
del comportamento strutturale, approfondendo il fenomeno dello
scorrimento tra i cavi e attrito. Tali strutture appartengono alla
tipologia delle reti di cavi, con la particolarità che la maglia è
generata dall’aggregazione di elementi monodimensionali
discontinui, uniti tra loro da nodi scorrevoli attraverso un processo
reiterativo. La rete bidimensionale viene portata ad uno stato di
tensione (o pre-tensione), definendo il sistema tridimensionale della
struttura resistente: la maglia ricorda o riproduce le cellule dei
tessuti vegetali e le relative modalità di aggregazione.
Riportiamo il poster e il testo del abstract di uno dei due progetti esposti nella mostra 100 Concetti celebrata in occasione del congresso R.E.D.S. (Rome Ecological Design Symposium).
La
proposta valuta l’applicazione della biomimetica come un processo metodologico
delle scelte progettuali. Il progetto sviluppa una maglia per la costruzione di
coperture tese, definendo più livelli di analisi biomimetica.
Proseguendo nei miei studi sul disegno dinamico mi sono trovato di fronte a un bivio: l’approfondimento dei contenuti sembra richiedere un aumento della complessità delle simulazioni, delle applicazioni di questo tipo di disegno; la comprensione dei meccanismi spinge verso una estrema scomposizione dei passaggi intermedi sino alla sequenza elementare dei comandi.
La crescita di un albero in un paesaggio influenzato dalle quattro stagioni, la metamorfosi di un tempio greco dal legno alla pietra, la fine dell’architettura a causa dei terremoti, la riappropriazione dei luoghi da parte della vegetazione costituiscono la scaletta di un racconto illustrato in allestimento, che ha il solo scopo di verificare fino a che punto arrivano gli algoritmi dinamici nel simulare la realtà. Vedremo dove mi porterà questa linea di ricerca. Fin dall’inizio però il tentativo di riflettere sui contenuti in questo ambito di indagine porta a distinguere il disegno animato (quello di Walt Disney per intendersi), che utilizza immagini pittoriche in sequenza, dal dynamic design che applica algoritmi per simulare un evento, una prestazione, una procedura.
Ma cosa significa “applicare un algoritmo”? Che differenza c’è tra disegnare un parallelepipedo e gestire l’algoritmo di una primitiva? Di qui il bivio di cui sopra. Mentre sto portando faticosamente avanti la simulazione della complessità, ho provato a spiegare (non so se a me stesso o agli altri) con due dispense pubblicate su amazon.com e lulu.com di cosa è fatto un disegno dinamico, quali sono le scelte che uno compie nel costruire non solo una immagine ma anche le relative modificazioni, metamorfosi o evoluzioni nel corso del tempo.
Per esempio se voglio simulare le lesioni in un muro causate da un terremoto ho bisogno di: un adeguato numero di blocchi o mattoni, la dislocazione di questi blocchi in file a giunti sfalsati, la sovrapposizione delle file di mattoni, l’attribuzione di un peso a ciascun elemento, una appropriata disposizione dei muri per completare la struttura, una fondazione sulla quale registrare i danni del sisma (come un distacco e uno sfalsamento), la capacità di fondazioni e terreno nel sostenere la costruzione, il progressivo generarsi e diffondersi del distacco a partire dalla lesione nelle fondazioni, la parziale perdita di aderenza tra i blocchi, l’incapacità dei blocchi di sostenersi l’un l’altro, l’inclinazione della muratura sino al collasso finale.
Domenica 6 ottobre abbiamo avuto il piacere di partecipare al terzo compleanno dell' associazione Nessun dorma di Roma, allestendo uno dei banchetti TENSISTAND per accogliere l' esposizione dei produttori che ilGAS Ortaggi vostri promuove nel quartiere.
Roma 70 - La piazzetta dove si è svolta la consegna del GAS
Il 26 e 27 ottobre 2013 presso la facoltà di architettura " Valle Giulia" avrà luogo il simposio "R.E.D.S. Rome Ecological Design Symposium "
Due giornate di incontri, conferenze e presentazioni su innovazione, design, ecologia e sviluppo sostenibile.
Durante la due giorni si terrà la mostra "100 concetti
per R.E.D.S", all'interno della quale saranno esposti i progetti di ricerca due nostre collaboratrici :
- La biomimetica come strumento di progetto: struttura in pneumatici riciclati bio‐ispirata.
di Ludovica Rossi
- I sistemi cellulari di cavi: la leggerezza della
sostenibilità.
di Elisabetta Gaglio
La mostracontinuerà
nei mesi successivi nelle diverse università che
promuovono R.E.D.S. e in sedi straniere.
Cari amici, siamo lienti di invitarvi al prossimo evento Pecha kucha Roma. Durante la serata presenteremo il nostro progetto raccontandovi i lavori passati e idee per il futuro. PARTECIPANTI:
Nicola Auciello (Na3), Carmelo Baglivo (IAN+), Elisabetta Gaglio
(Equalogical), Emmanuel J. Pilia con Fabio Fornasari e Francesco Verso,
Stefano Venditti (Maker Faire Rome), Filippo De Luca, Federica D’Angeli,
Diego Stefani.
INFORMAZIONI
Evento: PECHA KUCHA NIGHT ROMA vol 12 Venerdì 20 settembre 2013 ore 19:30 presso laCasa dell’Architettura
"Quel particolare stato d'animo in cui il vuoto diviene
eloquente, in cui la catena dei gesti quotidiani viene interrotta e il cuore
cerca invano l'anello che lo ricongiunga". (Albert Camus) La notte del 6 aprile L’Aquila ha conosciuto l’assurdo, il non senso
della vita, la vanità del futuro.
Una città puntellata E’ così che appare L’Aquila, oggi.
Non so se a qualcuno di voi è mai capitato di vedere un set
cinematografico. Una scenografia che ripropone un interno di una casa o le facciate
di un intero paese, magari di una piazza.
Le pareti sono formate da pannelli di poliestere e cartone, tutto è
ben disegnato: le finestre, le pietre dei muri, i portoni, le persiane in
legno… Quando si è in mezzo alla piazza, se non si tocca nulla, sembra di stare
in un vero paese (anzi, forse l’hai visto questo paese, in qualche brochure che
pubblicizza piccole gite). Anche se in quel momento non ci sono attori che
recitano e tutto è deserto, non si fatica ad immaginare un gruppo di ragazzi
seduto accanto alla fontana, qualcuno che si abbraccia davanti al portone, dei
turisti che fotografano…
TensiStand è un modulo espositivo in tensegrity studiato per il mercato itinerante "Dalla terra al territorio" della cittá di L'Aquila. Il prototipo sarà costruito nei giorni del workshop di autocostruzione che si terrá dal 3 al 6 ottobre 2013 a Cese di Pretuno, frazione di L'Aquila.
Vi aspettiamo!!!
Per maggiori informazioni scarica il programma del workshop: PROGRAMMA
ALTRI LINK DI INTERESSE http://equalogical.blogspot.com.es/p/blog-page_25.html http://equalogical.blogspot.com.es/2013/07/partono-le-iscrizioni-al-workshop-di.html http://equalogical.blogspot.com.es/2013/07/lavori-in-corso-la-tensegrity-per-i.html
TensiStand La forma del mercato come spazio della comunità 3-6 ottobre 2013 Cese di Preturo (AQ) Iscrizioni entro il 30 Settembre 2013
Per ulteriori informazioni vai alla pagina dedicata CONTATTI E ISCRIZIONI
Scarica il programma del Workshop al seguente link programma Scarica il modulo d' iscrizione al seguente link modulo d'iscrizione arch. Elisabetta Gaglio cell: 3476334379 e-mail: equalogical.lab@gmail.com www.equalogical.blogspot.com
Negli ultimi
due mesi ci siamo concentrati su un nuovo progetto, stiamo lavorando al
prototipo di un banchetto espositivo per il mercato itinerante, la tecnologia
che abbiamo scelto di sperimentare è la tensegrtity. Il banchetto
è completamente in legno con elementi di giunzione in metallo, la copertura è
realizzata con un telo teso sulla struttura sottostante.
Perchè la
tensegrity?
Leggerezza ed equilibrio sono
le caratteristiche fondamentali delle tensegrity, per questo motivo riteniamo
sia la tecnologia adatta per una struttura temporanea che deve essere allo
stesso tempo trasportabile e stabile. Le tensegrity sono strutture formate da
elementi resistenti alla compressione all’interno di una rete tesa di cavi. Offrono
un ottimo comportamento strutturale perché il sistema risolve al proprio
interno tutte le relazioni di forza, non ha quindi bisogno vincoli esterni,
come le fondazioni nel terreno, per trovare stabilità. Delle tante
configurazioni che si possono realizzare, quella cubica offre un buon equilibrio
tra dimensioni generali e spazio, dando la possibilità di ospitare l’uomo e le
sue molteplici attività.
Nella visita al Museu Marítim de Barcelona è stata una bella sorpresa incontrare un'istallazione in scatole di cartone che raccontava i lavori di restauro realizzati. Nel grande spazio del museo dedicato alle imbarcazioni tra il XIII e XVIII secolo si articolava un muro fatto di scatole, una soluzione semplice e poetica che accoglieva il visitatore.
Los modelos que muestran a
nivel teórico el sistema del ciclo de vida (sean abiertos o cerrados) de
materiales y producto en nuestra sociedad, simplifican por necesidad las
dinámicas reales relacionadas. El sistema empieza a articularse aplicando el
modelo a un producto concreto donde son visibles las interacciones entre
diferentes ámbitos industriales en relación a los materiales y procesos
utilizados para su producción/construcción. De la misma forma, si quisiéramos
formalizar todos los productos que producimos y utilizamos, así como sus
múltiples variantes, nos damos cuenta de la vastedad del sistema y de su
elevada complejidad. Si imaginamos que desde mañana nuestro sistema de
producción a escala global fuese cerrado, igualmente tendríamos ya acumulada
una cantidad de desecho que hoy en día no sabemos cómo deshacer.
Esquema del análisis del ciclo de vida de los materiales: en negro el sistema actual lineal y abierto, en gris el sistema cerrado con la reincorporación de los residuos y su reciclaje.
Para llegar a un ciclo de
vida cerrado, deberíamos conseguir que nuestros residuos se transformen en
nuestros recursos. Esto implica eliminar el concepto de residuo rediseñando los
procesos y los productos desde su origen. “Significa que los valiosos
nutrientes contenidos en los materiales conforman y determinan el diseño: la
forma sigue a la evolución, no solo la función” (Braungart; McDonough, 2005,
98).
I limiti possono essere
pesanti e insopportabili, opprimenti. Disegnano, costringono. Oppure proteggono,
aiutano, formano, identificano.
Il primo limite di Berlino
che chiunque vede, entrando in città dall’aeroporto, è quello che corre lungo i
binari della metro.
Sono piccole case, di una
stanza appena e con, tutt’ intorno, un giardino. Se le guardi di sfuggita, così
come ti obbliga il treno della S-Bahn, pensi a una baraccopoli e ti dici:
”Accidenti, i tedeschi fanno bene pure le baraccopoli!” Poi fermi il pensiero,
ti avvicini al finestrino e cerchi di capire. Guardi meglio. No, non sono
baraccopoli…che cosa sono?
Boxhagener Platz è una
piazza molto grande. Un marciapiede larghissimo, coronato da alberi, le fa da
cornice. In mezzo alla piazza ci sono: uno “spielplatz”, pieno di sabbia
fastidiosa che tanto piace ai bambini; una grande vasca in cemento con una
fontana che schizza acqua nelle pochissime giornate di calura; un prato verde,
non molto pulito, che si riempie nei giorni di sole, anche quando questo non
riscalda.Tutt’intorno il
marciapiede è quasi sempre vuoto, solo persone di passaggio: a piedi o in bici.
Chi la conosce bene sa
che, in verità, questa piazza conta!
Conta, quanti giorni e
quante ore mancano prima che possa di nuovo cambiare.
Perché di sabato e di
domenica, questa piazza (s)cambia.
Il sabato indossa un abito
colorato: i colori ricordano la frutta e le verdure di stagione, e mette un po’
di profumo, quello di fiori stravaganti. La domenica veste un vestito molto più
composto ma talmente pieno di accessori e cianfrusaglie che quasi l’abito non
si vede più.
Il sabato è il turno del
mercato dei produttori locali. I banchi sono formati dai furgoni, che per
quelle 5 ore si fermano e si aprono a mostrare le loro merci.
La domanda è semplice, anzi sciocca. La risposta troppo complessa e articolata per esaurirla in un solo post!
Berlino, è bella???
Dopo un lungo anno e un lunghissimo inverno passato a osservare, cercare, studiare e gironzolare per la città, posso rispondere.
Sì, Berlino è una gran bella città! Ma la sua bellezza non va cercata solo nei monumenti, nelle architetture, nei musei: Berlino non è bella solo per quello che mostra di sé, Berlino è bella anche (e soprattutto?) per le risposte che da’!
A Berlino ogni cosa si moltiplica nei suoi dettagli, nei suoi collegamenti con l’arte, la storia, l’architettura, la gente… Da qualunque punto si parte, il discorso si può allargare e sviluppare in ogni direzione, fino a perdersi.
Berlino è una città da scoprire sotto il suo groviglio di desideri, memorie, scambi e limiti.
Quando l’architettura si integra con il contesto non è solamente
una questione di spazio… sono tante le sensibilità che vengono coinvolte
dipendendo dalle condizioni temporali e sociali in cui si sviluppa la
costruzione. Nel flusso continuo del tempo è difficile definire un inizio, ma
possiamo guardare a un evento accettandone le condizioni di partenza e quindi osservare
la relazione tra architettura e integrazione.
È vedendo le immagini della tensostruttura realizzata in Paraguay che sorge
l’inquietudine di quali fattori portano a un’architettura capace di integrarsi,
pur essendo consapevole che ancor più in questo caso i fattori specifici di
ogni contesto incideranno nei risultati. Mentre ritrovare nel computer degli
appunti di altri colleghi, risveglia i ricordi e permette di ripercorrere
l’esperienza vissuta.
Para describir el proyecto utilizamos el diseño. Este es el instrumento gráfico, el vocabulario que tenemos para comunicar nuestras ideas y explicar las relaciones entre las partes. Mientras cuando queremos describir la construcción la representación de la dimensión temporal sobrepasa el diseño.
Por eso en lugar de dibujos, proponemos el vídeo del montaje de la instalación 20 años ASF España donde es visible el proceso constructivo. Esto resulta ser más contundente cuando la tecnología trabaja con materiales resistentes a tracción (la cuerdas) y donde el espacio se conforma por la agregación de operaciones, definidas previamente y no casualmente.
Hay por una parte las operaciones que definen el orden de los elementos según el diseño de la instalación (la pantalla, las bobinas, la jerarquía de las cuerdas, etc.) y por otra parte todas aquellas operaciones manuales y mecánicas que definen el proceso constructivo. Cortar, tirar, entrelazar, doblar, atornillar... y todas las demás acciones que han llevado a la autoconstrucción de la tensoestructura que define el espacio de la instalación.
La dimensione temporale nel
progetto e nella costruzione di opere di architettura è divenuta negli ultimi
anni uno dei temi di maggiore interesse nel dibattito culturale. Diversi sono i
fenomeni che hanno contribuito a modificare la percezione della funzione
“tempo” in architettura, ma l’esito generale che ad essi si può attribuire è il
passaggio da una dimensione statica, permanente, ad una dimensione dinamica,
transitoria del costruire.
IL
PROGETTO
La Temporary House nasce
dalla riflessione sul carattere transitorio delle costruzioni, cercando uno
stile di vita salubre e non invasivo.
È una casa concepita per
vacanze in ambienti naturali o genericamente in ambiti extraurbani. Per questo
scopo, oltre che la necessaria smontabilità e trasportabilità dell’alloggio, le
scelte formali, strutturali ed impiantistiche rendono il progetto in perfetta armonia con l’ambiente.
Smontabilità e trasportabilità
La casa è composta da due
elementi: un Modulo Mobile e un Modulo Smontabile.
Mi hanno chiesto di fare un post sulla interpretazione
“olistica” del progetto e dell’architettura. Il termine può sembrare ostico ma
il concetto retrostante è semplice, quotidiano. Basta pensare al tramonto: un
evento che si ripete tutti i giorni, in tutte le parti del mondo, ben spiegato
dalla scienza. Eppure quando il cielo è limpido sul mare, lo spettacolo diventa
emozionante il più delle volte. Un po’ di foschia può rovinarlo, le nubi
nasconderlo, ma quando i colori prendono il sopravvento, io resto rapito. Le
spiegazioni astronomiche e metereologiche dell’evento sono del tutto estranee e
separate dall’emozione trasmessa. Gli antichi popoli del Mediterraneo credevano
che la terra fosse ferma e che il sole le girasse intorno. L’emozione di un
tramonto poteva essere la stessa di oggi. Conta la disposizione dell’animo di
chi si pone di fronte al sole che si tuffa nel mare.
L’incontro con una architettura, anche se preparato
dall’esame della documentazione fotografica, può risultare entusiasmante o
deludente, confermare le attese o sorprenderci. Quando circa venti anni fa sono
andato a visitare il palazzo di Frank Ghery a Praga (a volte chiamato Giger e Fred) mi sono trovato di fronte
ad una realtà architettonica e urbana del tutto imprevista. Ciò che le pubblicazioni
sull’opera non lasciavano intravvedere erano le relazioni con l’intorno.