I limiti
(Parte 3 di 3)
I limiti possono essere
pesanti e insopportabili, opprimenti. Disegnano, costringono. Oppure proteggono,
aiutano, formano, identificano.
Il primo limite di Berlino
che chiunque vede, entrando in città dall’aeroporto, è quello che corre lungo i
binari della metro.
Sono piccole case, di una
stanza appena e con, tutt’ intorno, un giardino. Se le guardi di sfuggita, così
come ti obbliga il treno della S-Bahn, pensi a una baraccopoli e ti dici:
”Accidenti, i tedeschi fanno bene pure le baraccopoli!” Poi fermi il pensiero,
ti avvicini al finestrino e cerchi di capire. Guardi meglio. No, non sono
baraccopoli…che cosa sono?
Kleingärten, ovvero
piccoli giardini.
Sono una vecchia
tradizione in Germania e, qui a Berlino, hanno avuto un grande sviluppo a
partire dalla fine dell’800. La storia è semplice ed è comune a quella di tante
altre città. Una forte crescita industriale che richiama molte persone. La
costruzione di molte case popolari, piccole e buie, l’affollamento, il poco
verde, la salute e, soprattutto, la povertà.
E così che sono nati: per
consentire a chi era povero di produrre quello di cui aveva bisogno (invece di avere
un sostegno finanziario). Sono diventati luoghi per curare la tubercolosi, e
all’indomani delle due Guerre Mondiali, sono state abitazioni e luoghi di
produzione agricola.
Oggi sono orti urbani, abitazioni del week-end, laboratori
o uffici privati. E’ come avere una parte dell’abitazione distaccata dalla propria
casa ma qui non si può, assolutamente, risiedere. Sono terreni pubblici ma
funzionano come fossero privati e, neanche a dirlo, i limiti legislativi sono
ben definiti, molto rigidi e rispettati.
Si possono coltivare frutta
e verdura, fiori, erbe, piante medicinali e aromatiche; ma non si possono
vendere: la coltivazione del terreno non deve essere intesa come fonte di
reddito.
Le dimensioni del giardino
e della struttura che si può costruire, sono ben definite, sia nelle dimensioni
che nell’uso.
Chiunque voglia avere
assegnato un terreno deve aver ben in mente i concetti di tutela dell’ambiente,
della natura e del paesaggio: sono vietati gli usi di pesticidi e di qualunque
tipo di prodotto che possa contaminare la flora e la fauna. Chi è assegnatario
dei Kleingärten è anche corresponsabile delle aree comuni e della comunità in
genere, per cui sono gli stessi assegnatari a controllarsi.
Questi orti si incontrano
anche in mezzo alla città, sono la testimonianza di vecchi limiti che ormai non
esitono più. Perché negli anni, Berlino, è stata capace di abbattere e
trasformare molti limiti, di assottigliarli intorno al nuovo. Da queste
trasformazioni sono nati nuovi limiti che hanno consentito alla città di dare
la propria forma ai desideri.
Ma quando si rischia che
la nuova forma della città cancelli i desideri, allora bisogna ragionare sui
limiti delle trasformazioni.
Progetto Mediaspree.
Uno
dei più grandi progetti di investimento immobiliare a Berlino. Lo scopo è
quello di attuare un rinnovamento urbano nelle aree intorno al fiume Spree. I
piani risalgono al lontano 1990. “Una grande opportunità di rinascita per la ex
Berlino est” che, tradotto, vuol dire: Speculazione. Una delle zone più
preziose della città, che correva lungo il limite del Muro, è stata venduta per
costruire case di lusso, hotel, centri per convegni, uffici. E anche se alcuni
di questi edifici indossano le nuove “mutande” dell’efficienza energetica, non
piacciano molto ai cittadini che, dopo anni, si sono ritrovati a difende con
forza quel vecchio limite che il muro era riuscito a mettere alla crescita
economica capitalistica, tanto più ora che quel muro racconta le memorie di due
modi diversi di una città.
A
pochi metri dalla riva della Mediaspree, si entra nel RAW –Tempel.
Una vecchia officina ferroviaria
nata nel 1867, varie volte trasformata e in fine,subito dopo la caduta del
muro, dismessa. A partire dal 1999 una organizzazione (la Friedrichshainer
Kulturverein RAW-tempel e.V.), la
occupa per creare uno spazio multifunzionale.
Ho studiato architettura,
ho fatto una cinquina di esami (tra progettazione e tecnologia), in cui il tema era: “La progettazione di uno
spazio multifunzionale”. Ancora non ho capito cosa dovevo progettare e come.
Qui è diverso. Non è una
progettazione che viene dall’alto, non è la speculazione. Sono spazi liberi,
gestiti da artisti e residenti (tanti), messi a disposizione di chiunque abbia
un progetto di scambio culturale. E come ogni cosa che nasce dal basso, le
radici sono solide, attecchiscono e si ramificano facilmente; oggi questo posto
è frequentato da tutti: famiglie, artisti, panchettoni, turisti, passeggini,
fricchettoni, ragazzini… tutti semplicemente insieme.
Ci si arrampica, si beve
una birra (questo abbastanza scontato da queste parti), ci si allena sugli sc8,
si frequenta la scuola circense, si balla, si realizzano opere d’arte, si fanno
mostre…
Un’area limitata dalle
vecchie mura, dagli edifici ritrasformati e da quelli ancora distrutti, ma
illimitata da un punto di vista culturale: abbraccia tutti, indistintamente.
Berlino, oggi, ha nuovi limiti
e continua a trasformarli.
Ogni trasformazione
risponde ad una domanda, ogni nuovo limite ti pone una domanda che ti obbliga a
rispondere.
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