20 apr 2014

SOTTO CASA - Laboratorio di autocostruzione e autorecupero





“Sotto Casa” è un'iniziativa di riqualificazione dell'area verde di Via G. Combi  - Via V. Pozzo (Roma 70) promossa da EQUALOGICAL LAB in collaborazione con l’associazione NESSUN DORMA e con il patrocinio del MUNICIPIO VIII
Nessun Dorma, che da anni lavora per la riqualificazione di quest’area, nel 2011 organizza “Puliamocelo”, un’iniziativa in collaborazione con il gruppo Giardinieri Sovversivi e del Laboratorio di Falegnameria dell’Università degli Studi Roma Tre. L’iniziativa ha visto la partecipazione attiva degli abitanti del quartiere. Dal 2011 ad oggi gli abitanti hanno continuato a prendersi cura dell’area verde. Interventi spontanei di manutenzione e riqualificazione, dimostrano che il parchetto è ormai parte integrante della vita del quartiere. “Sotto Casa” nasce con l’obiettivo di innescare, ancora una volta, un processo di partecipazione alla realizzazione e gestione del giardino.

Il laboratorio ha visto la partecipazione di studenti e laureati in architettura e ingegneria civile, di simpatizzanti e appassionati di nuove tecnologie leggere ed ecologiche, i quali sono stati coinvolti nella progettazione e realizzazione di una tensotruttura e di arredi per il parco.
Con quest’iniziativa Equalogical Lab ha promosso un nuovo modo di costruire da un punto di vista non solo tecnologico, ma anche sociale, territoriale e culturale.



Ringraziamenti...

Un ringraziamento speciale ad Anita Baldassari, Arianna Berardi, Claudia Ciaroni, Gabriele Di Palma, Marco Fatigati, Francesca Forcella, Tiziana Iacobacci, Diana Manzi, Marica Martino, Delia Merola, Mirella Murru, Cristina Pomponi, Sara Susi, Laura Vellucci; per aver partecipato in maniera costruttiva e propositiva al workshop.

Grazie a Erica Alessandrini, Stefano Sciullo e Chiara Visone per aver collaborato con EQUALOGICAL LAB.

  
  
Grazie a  NESSUN DORMA per il sostegno e la collaborazione in questi giorni di lavoro intenso.
  

E grazie a tutti coloro che hanno supportato la nostra piccola impresa. 



per scaricare il pdf dell'iniziativa clicca qui:
http://www.scribd.com/doc/219203849/Sotto-Casa

L' articolo di CORE sul laboratorio:

http://www.coreonline.it/web/percorsi/larchitettura-ricicla-la-natura/



6 apr 2014

Riguardo ai sistemi autorganizzati (seconda)

Nell’agosto del 2007 il laboratorio di autocostruzione, organizzato nei pressi di Mendoza (Argentina), ha utilizzato una tecnica basata sulla aggregazione di triangoli per la realizzazione di un guscio reticolare. Negli studi preparatori e poi nella costruzione vera e propria la curvatura era fatta dipendere dalle modalità di giunzione dei triangoli. Lo spessore delle canne (1 pollice = 2,54 cm) condizionava il soprammontare o il concatenarsi dei triangoli che non è stato facile controllare per dare continuità e coerenza strutturale alla superficie curvilinea.


Quando il guscio ha raggiunto i 2 o 3 metri di lunghezza, la curvatura ha cominciato a dipendere più dalla elasticità del materiali e dalla numerosità dei giunti che non dalle regole di aggregazione. Inoltre, il buon senso ha suggerito di aggiungere ulteriori triangoli per aumentare la resistenza del reticolo nei punti critici, rendendo ancora meno riconoscibile l’ipotesi geometrica iniziale. Ovvero hanno preso il sopravvento i fattori casuali rispetto all’ordine progettuale precostituito. Come se il sistema si fosse autorganizzato a dispetto del progettista.
Come si può riportare questo tipo di casualità all’interno della tecnologia e del progetto? La simulazione ottenuta dopo diversi tentativi, che meglio approssima il procedimento costruttivo e il risultato atteso, utilizza i seguenti algoritmi dinamici:
– la clonatura delle aste cilindriche rispetto a una griglia bidimensionale; clonatura ripetuta 3 volte con con aste che formano tra loro un angolo di 120º (seguendo l’inclinazione dei lati in un triangolo equilatero);
– l’attribuzione di un peso in un campo gravitazionale (ovviamente virtuale) in modo che le canne o aste si sovrappongano tra loro, come avviene nella realtà; nell’animazione le canne sono lasciate cadere sul terreno in modo che ogni corpo rigido trovi la sua propria posizione;
– l’uso di fattori casuali che modificano la disposizione dei pezzi (entro un rango predeterminato) che quindi obbediscono in misura limitata ai vincoli geometrici, esaltando la capacità del sistema di cercare e trovare una condizione di equilibrio sia statico sia dinamico;
– l’attribuzione a posteriori di una curvatura utilizzando i cosiddetti deformatori che impongono all’insieme dei corpi rigidi di passare da una condizione di planarità a una di tridimensionalità curvilinea senza perdere la geometria cilindrica originaria.


27 mar 2014

Work in progress #4 "Sotto Casa"




Gusci a gravità realizzati con tessuti imbevuti di cemento. Le tele ancora umide vengono appese sul sistema di cavi e lasciate seccare. Il risultato finale è un sistema collaborante di cavi e gusci rigidi, che interagiscono grazie alla forza di gravità utilizzata nella fase di costruzione.
 Altri post sullo stesso argomento:

http://equalogical.blogspot.it/2012/05/strutture-gravita.html

23 mar 2014

Work in progress n. 3 per “Sotto Casa”



La proposta tecnologica, sulla quale sarà basato il prossimo laboratorio di auto-costruzione “Sotto Casa”, rilancia il tema della tensione che si genera all’interno di un sistema integrato, o meglio auto-organizzato. I modellini in scala, necessari a istruire e coordinare i partecipanti, partono dalla precedenti esperienze in materia di cavi tesi, che si trasmettono gli sforzi l’uno con l’altro. Tema al quale sono stati dedicati in precedenza altri post su questo stesso blog:

22 mar 2014

Specchio, specchio delle mie brame ...

In tanti a domandarsi quali sono l’architetto e l’architettura più belli del reame. Poi vai a Londra e fai una foto. La riguardi dopo un po’ di tempo e non capisci se l’immagine riguarda la costruzione di Foster o le case ottocentesche che si specchiano nelle finestre romboidali e triangolari. In parte sembra che Foster si adorni o si appropri dello scenario circostante, in parte l’immagine riflessa annulla la tridimensionalità retrostante lo specchio. Forse una terza cosa. Come nel mito di Narciso, la magia dello specchio annulla identità, materia o dimensioni degli elementi coinvolti. Anche la superficie dell’acqua o del vetro che riflette diventa effimera e impalpabile. Resta solo l’immagine.
Così la superficie che riflette può diventare a sua volta riflessa, e la forma unitaria del soggetto può frantumarsi e decomporsi in un gioco di rimandi infiniti. Anche la suggestione dell’architettura che esplode (come in Zabriskie Point di Antonioni) entra nel gioco. Basta poca fantasia (e un algoritmo dinamico) perché l’architettura di Foster progressivamente si apra, si divida in pezzi che si ricompongono secondo i dettami delle avanguardie pittoriche del novecento. Dalla decomposizione alla frantumazione e all’esplosione. Poi nuovi inserti, nuove combinazioni. La dinamica si inverte e l’immagine riflessa torna a cercare la sua identità e integrità. Dal disordine emerge la piramide di Chefren in omaggio al principio che nella memoria le immagini si mescolano, restano distinte ma diventano intercambiabili.