I sarti nelle strade del Tamil Nadu (India)
Proseguendo nel percorso avviato con il post del 7 settembre, vorrei documentare/rappresentare le forme della microeconomia, i modi di essere nella città, o meglio nella strada, di numerosi soggetti interrelati tra loro.
Rimandando ad una successiva riflessione la
molteplicità tipica dei mercati nelle diverse realtà economiche e culturali, un
primo elemento di attenzione è l’occupazione spontanea dello spazio da parte
degli operatori. A volte l’occupazione ha bisogno di strutture minimali
(ovviamente auto-costruite), altre volte si limita all’occupazione del suolo.
La diffusione e la presenza costante di questi sistemi apparentemente deboli ne
dimostra il radicamento e l’importanza rispetto alle realtà economicamente
marginali (che però riguardano la stragrande maggioranza della popolazione
mondiale). Viene il sospetto che siano i nostri strumenti di osservazione ad
impedire una comprensione di questi fenomeni, capace di andare al di là delle
apparenze.
Soluzioni per il commercio spontaneo in Kenia (2005) |
Al primo sguardo, le strade urbane dell’India sembrano dominate
dal più completo disordine. Il cosiddetto supporto strutturale (ovvero le case
che si affacciano sulla strada), oltre ad essere un coagulo di stili e tempi di
intervento incoerenti, è coperto dalle insegne e nascosto da espansioni
precarie/temporanee.
Molteplicità dei paesaggi urbani nel Tamil Nadu (2012)
Guardando meglio si notano elementi che si ripetono e
corrispondono. Nel video In the streets
of the Tamil Nadu: The Women ho utilizzato le donne come chiave di lettura:
i loro commerci minimali connotano le strade e i marciapiedi. Un’altra chiave
di lettura è il settore del tessile-abbigliamento con tanto di relazioni
interne alla filiera produttiva.
Fino agli anni ’70 il processo iniziava nelle aree rurali,
dove le fibre erano prodotte dai contadini, le donne del villaggio producevano
i fili che gli uomini tessevano. I tessuti alimentavano artigiani e
commercianti delle città.
Rilevazione delle attività artigianali per il “Census of
India” (1961)
Oggi la produzione dei tessuti è prevalentemente industriale, ma la loro trasformazione in vestiti è ancora fortemente legata alla tradizione micro-artigianale. Nei centri più piccoli è frequente trovare vicini tra loro piccoli negozi di sarti che offrono sia il tessuto sia il vestito su misura (bastano 2 ore per tagliare e cucire una camicia, un paio di pantaloni o una gonna, poco di più per la giacca).
Attorno al Meenakshi Amman Temple di Madurai lo scenario
cambia: abiti occidentali preconfezionati (ovviamente di produzione
industriale) stanno a fianco a sari per turisti e tessuti più tradizionali. Poi
nel Puthu Mandapam, davanti alla gopura est, una lunga fila di piccoli
rivenditori di stoffe si integra con numerosi sarti che, ovviamente offrono
camicie su misura in 2 ore.
L’architettura rinascimentale del Puthu Mandapam tende alla
monumentalità, ma il micro sistema economico che si è insediato dentro, non
sembra preoccuparsene. Gli spazi privati sono praticamente assenti, mentre gli
spazi pubblici si dividono virtualmente in individuali e collettivi. Gente che
passa di corsa senza fermarsi. Altri comprano e si misurano. Altri ancora si
fermano davanti alle divinità per pregare. Il collante di tutti questi soggetti
sono le persone che lavorano con energia e umiltà.
Incontri nelle strade del Tamil Nadu (2012)
Tornando sulle strade piene di veicoli e persone ancora una
volta questo micro-tessuto economico scompare alla vista. Ma se ci si ferma ad
osservare come sono vestite le persone, la varietà dei colori, le differenze
tra la manifattura tradizionale e industrializzata, si ha la netta percezione
del ruolo che ancora svolgono in India le forme di lavoro autorganizzate. Anche
le persone che stanno nella strada o frequentano un tempio si appropriano dello
spazio in modi indifferenti a caratteristiche e suggerimenti dell’architettura.
Sembrano inconciliabili razionalità e integrazione, mentre l’unico e il
molteplice trovano infiniti punti di equilibrio.
Il paesaggio urbano generato dalle persone e dai modi
vestire (2012)
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