3 ott 2014

Equalogical.lab @ AAG2014_London

Advances in Architectural Geometry 2014


Geometry lies at the core of the architectural design process. It is omnipresent, from the initial form-finding stages to the final construction. Modern geometric computing provides a variety of tools for the efficient design, analysis, and manufacturing of complex shapes.

The latest research was presented at “Advances in Architectural Geometry”, the symposium where architects, engineers, mathematicians, software designers and contractors from all over the world were involved at the University College of London.

Equalogical.lab took part in the event and was delighted to present a poster entitled “Reciprocity of models in tension system”. The poster presents a research on employing a biomimetic approach to architectural design and the development of material systems. 


It  explores the construction of tension systems by exploiting material elasticity presented by two case studies. The first case is a Cellular cables systems with 1D elements formed by the aggregation of one-dimensional elements and joined by sliding nodes. The second is  a bio-inspired structure constructed from recycled tires with sinusoidal bands and cylinder. 

Well done Equalogical.lab team!!! Get ready for the next AAG2016 @ Zurich. 


1 set 2014

incontri 2

Riscoprendo i ricordi una passeggiata romana a San Lorenzo ritroviamo una esperienza di autocostruzione (e produzione) realizzata dagli studenti della scuola elementare A. Saffi.

Camminare per la città e trovarsi davanti un giardino verticale fatto in elementi riciclati è stata una bellissima scoperta... pensando soprattutto a una città come Roma dove la vita pedonale è inevitabilmente sopraffatta dalla mobilità su ruote.

Condividiamo il ricordo di una città un po' più verde e con certa ingenuità a scala di bambino.




31 lug 2014

Fede vs Scienza

Prima, cavi che si ingarbugliano, pali che cascano da tutte le parti. Le linee si confondono davanti agli occhi e bisogna legare e slegare e rilegare il cavo da una estremità all’altra del palo.
Allora nel proprio intimo uno fa un atto di fede: hai letto che la regola è tre cavi per ogni vertice? applicala!!!. Gli occhi continuano a confondersi, ma qualche palo con tre cavi sembra funzionare. Ancora più fede.
Poi il miracolo. Con l’ultimo cavo il solido, ancora molto traballante e bisognoso di sostegno, prende vita. La finale danza rituale attorno alla creatura per tirare uno ad uno i cavi. E voilà. La struttura integra tesa ha conquistato d’un colpo stabilità e resistenza.
Ogni volta è lo stesso: se non ci credi, non sta in piedi.


3 giu 2014

Pak, Brik, Evero …sono tutti cugini! Ovvero una piccola storia tra geometria e packaging.




“Comincio dall’inizio” disse la scatola.
“Il mio bis bis bis nonno nacque tanti anni fa nel Nord d’Europa: in Svezia. Ma non era alto e snello come sono da quelle parti anzi, era basso, un po’ triangolare e con la testa a punta, sembrava quasi una piramide e per questo tutti lo chiamavano Tetraedro. A lui piacque così tanto questo nome che decise che si sarebbe fatto chiamare Tetra.”


Caterina guardava la scatola, non aveva capito quel nome così difficile “Tretra…”, no era “tetradreo”..no non era neanche così… “Insomma”, pensava, “non ho capito, ma so che cos’è una piramide!” e allora, Caterina, cominciò a pensare ad una scatola a forma di piramide.
“Le altre scatole lo prendevano un po’ in giro” disse la scatola “ perché la forma che aveva era proprio strana. E tutte pensavano che sarebbe stato presto gettato via. Ma invece, nel vederlo, più d’una persona si emozionò. Tutti stavano intorno a lui ed erano tutti interessatissimi. Cominciarono subito a volerlo tenere, a giocarci un po’, a girarselo tra le mani. Oltre alla forma trovavano molto interessante il vestito che indossava. Era un abito particolare, fatto di tanti strati”. 


Caterina pensava a tutti gli strati di vestiti che in inverno doveva mettere: la canottiera e poi la maglietta e poi la camicia e poi il maglione e poi le calze lunghe e poi i pantaloni e poi la giacca, sapeva anche che in Svezia era più freddo:
“Chissà quanti strati aveva tuo nonno?!” pensò ad alta voce Caterina.

1 giu 2014

Una scatola di cognome Tetra


Un giorno accadde che una bambina, mentre passeggiava per strada, sentì qualcuno lamentarsi. La bambina si fermò cercando di capire da dove proveniva quel lamento. Per strada non c’era nessuno, si vedeva solo uno spazzino tutto indaffarato a raccogliere le cicche di sigaretta, le cartacce e le foglie per terra; ma era ancora molto lontano non poteva essere lui a lamentarsi. Alzò lo sguardo: le finestre che davano sul marciapiede erano chiuse, e non c’era neanche un albero sopra il quale qualche gatto poteva essersi arrampicato per poi piangere, perché non riusciva più a scendere! E le nuvole?! Si sa, non si lamentano mai, al massimo litigano un po’ fra di loro ma quando questo accade, fanno un gran fracasso!
Insomma, chi era che si lamentava?
“Forse ho sentito male” pensò la bambina e ricominciò a camminare ma ecco che sentì di nuovo una vocina che le disse: ”Ehi, sono qua…sono per terra!” La bimba abbassò lo sguardo e trovò una scatola, un po’ ammaccata, sporca, con un vago colore arancione.
“Ma le scatole non parlano” disse la bimba chinandosi verso di lei. 
“Sì, è vero, le scatole non parlano, ma io sono una scatola diversa dalle altre”.
“E che ci fai qui, per terra…non lo sai che è vietato stare sui marciapiedi?”
“ Sì, ma è stato un bimbo, alto come te, che mi ha buttata. Ha bevuto tuuutto il succo di frutta e poi mi ha gettata.”
“ E perché sei tutta schiacciata?”
“ Perché mi hanno calpestata e anche se urlavo nessuno mi sentiva. Ora, ho visto che sta per passare uno spazzino e sicuramente mi getterà via, ma io non voglio…per favore portami con te!”