“Comincio
dall’inizio” disse la scatola.
“Il
mio bis bis bis nonno nacque tanti anni fa nel Nord d’Europa: in Svezia. Ma non
era alto e snello come sono da quelle parti anzi, era basso, un po’ triangolare
e con la testa a punta, sembrava quasi una piramide e per questo tutti lo
chiamavano Tetraedro. A lui piacque così tanto questo nome che decise che si
sarebbe fatto chiamare Tetra.”
Caterina
guardava la scatola, non aveva capito quel nome così difficile “Tretra…”, no
era “tetradreo”..no non era neanche così… “Insomma”, pensava, “non ho capito,
ma so che cos’è una piramide!” e allora, Caterina, cominciò a pensare ad una
scatola a forma di piramide.
“Le
altre scatole lo prendevano un po’ in giro” disse la scatola “ perché la forma
che aveva era proprio strana. E tutte pensavano che sarebbe stato presto
gettato via. Ma invece, nel vederlo, più d’una persona si emozionò. Tutti
stavano intorno a lui ed erano tutti interessatissimi. Cominciarono subito a
volerlo tenere, a giocarci un po’, a girarselo tra le mani. Oltre alla forma
trovavano molto interessante il vestito che indossava. Era un abito
particolare, fatto di tanti strati”.
Caterina
pensava a tutti gli strati di vestiti che in inverno doveva mettere: la
canottiera e poi la maglietta e poi la camicia e poi il maglione e poi le calze
lunghe e poi i pantaloni e poi la giacca, sapeva anche che in Svezia era più
freddo:
“Tanti.
Anche io ne ho tanti, ma la cosa che meravigliava tutti era che con questi
strati non si bagnava, cosa strana se ci pensi, per una scatola”.
“Sì,
anche a me piace mettere l’impermeabile se piove, e usare l’ombrello e gli
stivali di gomma. Posso saltare anche nelle pozzanghere e non mi bagno!”
“E per
questo che mio nonno” continuò la
scatola “fu
subito usato per conservare i cibi e le bevande. Decisero che poteva servire per inviare il cibo e il
latte a tutti, anche a quelli che vivevano lontano: lo riempirono e lui
cominciò a viaggiare. Andò in giro in tutta Europa e volevano mandarlo anche
nel resto del mondo, ma lui da solo non poteva e iniziarono a nascere tante
scatole come lui.”
La
scatola stette un attimo in silenzio, guardò Caterina e le chiese “Sai qual’era
il problema però, con tutte quelle scatole a forma di piramide?”
“Che
si pungevano?” disse Caterina.
“Quasi!
Il problema era proprio come farle stare una accanto all’altra. Ma alla fine
trovarono anche una soluzione per quello e costruirono delle casse di metallo
esagonali”.
“Uffa”
pensava Caterina “io non lo so cos’è una cosa esagonale…”
Ma
la scatola non si accorgeva di tutti questi problemi che aveva la piccola
Caterina e continuava la sua storia.
“Ad
ogni modo, anche se così potevano far viaggiare più scatole insieme, pian
piano, i figli e poi i nipoti del mio bis bis bis nonno cominciarono a cambiare
forma e cominciarono a essere rettangolari, alcune più alte, altre più basse,
alcune strette e altre larghe, ma tutte con forme più regolari, così divenne
più facile per tutti noi (nipoti dei nipoti) viaggiare! Ora siamo tantissime,
siamo in tutto il mondo e siamo tutte parenti, sai?”
“
E vi chiamate tutte allo stesso modo?”
“Che
non mi piacciono” disse Caterina.
“Ora
che mi hai pulita ben bene” disse la scatola Pak “potrò di nuovo essere
utilizzata”
Caterina,
guardò la scatola e disse quasi urlando “ Ma che schifo, puzzi!”
Povera
scatola, ci rimase tanto male…lei non aveva il naso, non sentiva il suo odore,
sapeva solo che la cosa più brutta per una scatola come lei era puzzare. Le
altre scatole hanno paura dell’acqua, perché se si bagnano vengono buttate
perché non servono più, ma questo non era un problema per lei e tutte le
scatole Tetra come lei. Invece la puzza, quella sì che era un problema…Ritornò
ad essere triste e cominciò a pensare che presto sarebbe stata gettata via
anche lei.
“Scusa”
disse Caterina, e intento pensava a tutte quelle volte che la mamma le diceva
che non si dice “che schifo”. “Non ti volevo offendere, è solo che non mi piace
il succo di frutta e allora non mi piace il tuo odore”.
“No”
disse la scatola piangendo (tanto si poteva bagnare), “ hai ragione, nessuno mi
vorrà utilizzare più, non sono più buona per contenere nulla…”
Quella
notte la scatola rimase sveglia e triste. Caterina, invece si addormentò dopo
un po’, perché era stanca e perché sapeva che la mattina dopo sarebbe arrivato
il papà a dirle di alzarsi che altrimenti facevano tardi. Infatti, non fece in
tempo a chiudere gli occhi che ecco arrivare il papà: “ Caterina, sveglia
dormigliona è ora di alzarsi”. Ma che dormigliona!
Caterina,
si alzò, prese la scatola che si era nascosta sotto il letto e le disse:
“Aspettami
qui, che quando torno da scuola giochiamo insieme!”
La
scatola la guardò con gli occhi stanchi e la salutò sospirando.
Non
sapeva quello che l’aspettava nel pomeriggio…
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