Se immaginiamo di applicare dei limiti la forma di aggregazione non sarà più quella conica, ma, per esempio, cilindrica o cubica nel caso di una brocca d'acqua. Se questi limiti immaginari fossero il vuoto che ci circonda, allora le pietre che cadono inizierebbero a formare i muri che delimitano la nostra stanza.
Il pieno e il vuoto interagiscono nella definizione dello spazio che ci circonda.
Se osserviamo la caduta degli elementi con differenti forme geometriche a diverse dimensione (più piccola o più grande) gli elementi si accumulano l'uno sull'altro. Il processo è casuale ma non libero.
I processi legati alla caduta all'interno di limiti prestabiliti definiscono l'auto-organizzazione dell'insieme. Nel video proponiamo il gioco tra il vuoto come limite immaginario e il processo di aggregazione auto-organizzata di diverse forme (cubo, piramide e sfera) per definire le pareti della nostra stanza.
In natura tutto ció si mimetizza e si confonde con l'erosione del vento, la crescita delle piante con le loro radici, le pietre che si spaccano o la sabbia che si compatta con il tempo...
In architettura resta a noi ricercare la poesia tra gli elementi per (ri)stabilire una relazione tra costruito e natura.